martedì 24 maggio 2016

EMERGENCY




Domenica 22 maggio abbiamo partecipato, insieme all’Associazione “L’Agrou”, alla manifestazione “I giardini di Emergency” organizzata nello splendido scenario offerto dal Castello Tour de Villa di Gressan.
Le intense immagini dei video proposti, relativi all’intervento di Emergency in  zone di  estrema crisi, bellica e sanitaria, hanno suscitato, come sempre,  emozione e ammirazione per il coraggioso impegno  dei suoi operatori.

E il giocatore ci ha ricordato  La carta del dolore e della terra”. 



…Un ragazzo tremante perdeva, giorno dopo giorno, la battaglia con un male che corrodeva le ossa, paralizzava il gesto. Solitudine come gesso imbiancava il suo sguardo e demoni di paura frantumavano l'angelo della speranza e dell'accettazione.

L'amica incontrata sulla sponda del fiume gettava sassi e ricordi nell'acqua, ma questi galleggiavano e l'onda li riportava a riva, dove lei li raccoglieva, li accarezzava e li rigettava nell'acqua un'altra volta. Un'altra danza ripetuta nell'infinito, per sbriciolare gli spigoli e -forse un giorno- non ferire più le mani.

Il bambino dagli occhi grandi aveva fame. Bisogno primario di forza per sopravvivere, acqua e fuoco per incendiare e lavare le piaghe di un nascere senza riposo, destinato a lotte e fatiche. I fratelli insanguinati da armi e lavoro, le sorelle tagliate, vendute, schiacciate. Nel silenzio accecante dell'urlo.

Un vecchio cercava risposte fra corpi e macerie, impazzendo e danzando al suono della sua ninna nanna. Scavando al riparo dei fucili la fossa della famiglia.

Il giocatore sentiva il dolore nel naso, nella bocca, nelle orecchie. Lo sentiva iniettarsi nel collo, trucidare i pensieri, smembrare la pelle. Troppo.
Allora, venne un raggio di luce a strapparlo dal pozzo, a gettarlo, esangue, per terra. Il giocatore di carte alzò il capo verso il tavolo: la carta girava vorticosamente su se stessa. Si alzò. Prese un coltello e la inchiodò sul legno.
Poi, corse fuori nel bosco, sulla collina. Raggiunse l'antico ulivo argentato, ne abbracciò il tronco e pianse.

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